Descrizione delle Icone

 Lo spazio sacro, luogo dell’incontro con il Cristo Risorto

La santa visione dell’Apocalisse ha ispirato la progettazione della chiesa parrocchiale, così l’assemblea eucaristica diventa memoriale e annuncio della grande assemblea escatologica che si realizza la domenica, quando Dio sarà “tutto in tutti”.

Mi mostrò la città santa, Gerusalemme, discesa dal cielo, da presso Dio…Ha un muro di cinta grande e alto… le mura poggiano su 12 basamenti… (Ap. 21, 10.12, 14).

Dopo ciò apparve una gran folla… e avevano Palme nelle loro mani (Ap. 7,9 s).

La palma quindi diviene nella chiesa l’elemento ispiratore dei quattro pilastri che reggono il soffitto e di tutti gli elementi decorativi e funzionali che fanno parte dell’arredo: vetrate, ambone, sedili del coro tutti in legno. I materiali e le tecnologie utilizzate nella struttura e nei rivestimenti determinano quindi un preciso contesto percettivo e simbolico.

L’esigenza fondante e la spazialità architettonica è al servizio dei contenuti dell’azione liturgica. La costruzione è di forma cilindrica e si sviluppa sorretta dai quattro pilastri suddetti, la pianta centrale privilegia un asse simmetrico che divide la chiesa individuando in fondo al centro il Presbiterio che accoglie l’altare; a sinistra e a destra posti frontalmente due portoni di ingresso laterali a formare un triangolo con quello centrale di ingresso alla chiesa.

La struttura di copertura dell’edificio è a forma di tenda, memoria della prima chiesa tenda che per nove anni è stata il luogo di culto della comunità.

L’iconizzazione pittorica, eseguita nell’interno della chiesa, ha inteso rendere immediatamente percepibile la comprensione e la consapevolezza che viviamo per Fede. Lo scopo primario che si è voluto raggiungere è stato quindi quello di unire, proclamare e fare in modo che i fedeli, alla vista e alla contemplazione delle ieratiche raffigurazioni, potessero sentirsi attratti verso un personale evento salvifico, trasferendo il proprio “intimo” nell’ultraterreno con fiducia e speranza di accoglimento delle loro preghiere. La chiesa si è arricchita vestendosi a festa, ha lasciato tutto il grigio costruttivo e si è colorata con i colori della luce, perché il Cristo è luce.

L’iconografia illustrata al centro del presbiterio, dietro l’altare, presenta una “Deesis” con il Cristo Pantocrator al centro e ai suoi lati, visti dalla posizione dei fedeli, a destra Giovanni il Precursore, a sinistra la Vergine, entrambi rappresentati con una postura orante per la salvezza dell’umanità.

Il Cristo, seduto su un trono impreziosito da gemme che attorniano la grande aureola, è in atto benedicente con la mano destra e con la sinistra regge il libro della verità: il Vangelo. A coronamento della composizione descritta, due angeli fanno capolino agli angoli in alto, mentre sotto la base che regge il trono del Cristo sono visibili i simboli dei quattro evangelisti: Marco, Luca, Giovanni, Matteo.

La “Deesis” si arricchisce a destra e a sinistra di Santi e Arcangeli, a destra. subito dopo Giovanni, si colloca la figura dell’Arcangelo Gabriele e successivamente la figura di San Ligorio. Quest’ ultimo ricorda il borgo adiacente la costruzione chiesastica e lo stesso territorio ancora a lui intitolato.

Sempre a destra, imponente nella sua figura, il contemporaneo papa Giovanni II già Santo.

 

A sinistra, dopo la figura della Vergine, si colloca L’Arcangelo Michele, subito dopo quella di San Nicola quale santo più importante della nostra regione e ancora, all’estremità, San Massimiliano Maria Kolbe, rappresentato staticamente rivolto al Cristo, vestito in abito francescano.

 

 

La visione e l’interezza della chiesa, una volta entrati, si arricchisce a sinistra di una grande Pala “Iconostasi” raffigurante l’Ultima Cena e a destra quella del Battesimo del Cristo, arricchita da una cornice descrittiva con scene del Vecchio e Nuovo Testamento. L’Ultima Cena presenta il classico gruppo degli Apostoli intorno ad un tavolo tondeggiante, il Cristo, a sinistra, ha lo sguardo chino, rivolto verso Giuda che intinge il pane nel vino, simbolo del tradimento di cui si macchierà. Tutti gli apostoli, attoniti, sono testimoni del momento in atto, seduti in posture diverse. Il Cristo è seduto su un enorme cuscino, regale nella linea e nell’utilizzo pittorico delle decorazioni, veste una tunica rossa che richiama il sangue e quindi la vita, ma allo stesso tempo il sacrificio, la passione e la morte e un mantello di color blu, morbido e avvolgente, simbolo di ineffabilità divina e trascendenza.

L’ambientazione che circoscrive il gruppo è composta da elementi architettonici che suggeriscono la forma stilistica delle future costruzioni storiche: l’arco a tutto sesto, l’ordine dorico, la convessità della porta centrale con una porta fondale di color rosso, punteggiata da stelle dorate.

La grande “iconostasi” del battesimo del Cristo, nel fiume Giordano, è impreziosita da una cornice composta da riquadri rappresentanti scene del Vecchio e Nuovo Testamento. Il Cristo nudo, coperto solo da un perizoma, è immerso nell’acqua, il Battista quasi benedicente versa l’acqua sul suo capo. La scena si sviluppa pittoricamente nell’azzurro del cielo arricchito da pianeti, stelle ed un grande Sole; il fiume si unisce al cielo in un tutt’uno sorgendo da grosse rocce a destra e a sinistra, tre Angeli assistono all’evento riverenti e chini verso il Cristo, coprendo le braccia e le mani in segno di grande rispetto e dignità. A destra e a sinistra della figura del Cristo numerosi pesci di varia specie, simbolo delle false divinità, fuggono al suo ingresso in acqua e una scure che falcia un arbusto, diviene simbolo di potenza divina che non ha bisogno della forza per adempiere alla sua missione, quella che il Padre gli ha affidato. Una voce sembra rimbombare sul capo del Cristo “Tu sei il figlio mio prediletto”, una colomba bianca, quale spirito santo, compare sopra il suo capo ad illuminarlo con i suoi raggi.

In basso, rispetto alla scena del battesimo, è rappresentata la discesa del Cristo agli Inferi. Dopo la morte gloriosa, il Cristo discende per la salvezza dell’umanità per una Risurrezione che convalidi il suo sacrificio.

Sempre in basso, nella parte terminale, l’iconostasi si arricchisce della visione di un Cristo che conduce su una barca gli apostoli composti in posture diverse l’uno dall’altro, ma tutte denotanti tranquillità e fiducia in chi guida l’imbarcazione.

Dall’alto quasi ad unirsi all’altare si staglia la grande e imponente figura del Cristo in croce. In realtà la sua postura, riecheggia solo la croce, ma lui è ritto nella sua dignità non ha il capo reclino, non mostra nei tratti del volto sofferenza, lo sguardo è fermo e le braccia stilisticamente allargate invitano tutti a un forte abbraccio.

 

 

 

 

Nei pressi dell’ingresso laterale destro vi è collocato il fonte battesimale, alquanto distinto dalla zona presbiterale, leggermente rialzato dal piano dell’aula e realizzato in marmo con una vasca di contenimento che nel suo interno degrada in cerchi concentrici fino al centro; è realizzato in forma ottagonale e i suoi lati sono decorati da bassorilievi in pietra leccese.

Nei pressi del portone laterale sinistro, subito dopo l’iconostasi dell’Ultima Cena, ha sede il piccolo tempietto del Santissimo Sacramento che è una miniatura della chiesa e presenta, nell’anta di chiusura della custodia del divinissimo, l’icona della Vergine che regge il Cristo bambino assisa su un trono regale. E’ stata dipinta per essere guardata, pregata, trascende il piano emotivo, rapisce l’anima e fa sì che il senso mistico si impadronisca di chi è in contemplazione e sente la presenza del “trascendente”, del “Misterium tremendum”.

Quando ciò accade scompare tutto, gli elementi compositivi, i colori, l’artista, l’icona diviene presenza di Dio così vicina da procurarti la “Katarsis” cioè l’allontanamento di tutti i mali del corpo e dello spirito.