PER RIFLETTERE

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PER RIFLETTERE 😔
E UNA PREGHIERA PER LUI 🙏

Don Marco Avenà scrive:

🙏🏼 Don Matteo, 35 anni. Un prete giovane. Un uomo. Una vita spezzata.
La notizia del suo suicidio ci colpisce come uno schiaffo. In un tempo dove la chiesa richiama i suoi figli all’ascolto. Non solo perché è drammatica, ma perché mette a nudo qualcosa che spesso preferiamo non vedere: anche chi porta l’abito può crollare. Anche chi ha consacrato la sua vita a Dio può trovarsi in un buio profondo, senza vie d’uscita.

Non è il primo. E, se non cambiamo qualcosa, purtroppo non sarà l’ultimo.

LA CHIESA E’ COSÌ ATTENTA AI BISOGNI DEI LAICI MA DIVENTA MATRIGNA CRUDELE CON I SACERDOTI: ISOLA, RENDE LA VITA IMPOSSIBILE E SOPRATTUTTO TI TOGLIE LA BELLEZZA DI VIVERE.

Dietro ogni prete c’è una persona. Con fragilità, domande, momenti di stanchezza, crisi, solitudine. E troppo spesso queste realtà non trovano spazio, né ascolto. Le comunità chiedono tanto: disponibilità, guida, esempio, forza. Ma cosa offrono in cambio? Chi si prende cura del sacerdote come persona, prima che come “funzione”?

Forse è il momento di chiederci seriamente:
Le nostre comunità sanno essere accoglienti anche con chi guida, o sono solo esigenti e giudicanti?

I vescovi, i superiori, si preoccupano della salute spirituale ed emotiva dei loro preti, o si aspettano solo che “funzionino”?
E se uno per un qualsiasi problema non funziona come viene sostenuto?
C’è uno spazio dove un sacerdote può dire “sto male” senza temere il giudizio o la solitudine?

Non bastano le preghiere dopo. Serve uno sguardo nuovo prima. Serve una Chiesa che non idealizzi i suoi pastori, ma li accompagni, li protegga, li ascolti. Serve una comunità che non dimentichi che anche loro, ogni tanto, hanno bisogno di essere amati, non per ciò che fanno, ma per ciò che sono.

Oggi piangiamo don Matteo. Ma domani, ognuno di noi può fare qualcosa perché un altro sacerdote non debba sentirsi così solo da arrivare a tanto.

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